La più famosa, forse, è quella di Diego Armando Maradona. Al cinquantunesimo dei quarti di finale del Mondiale del Messico 1986, di fronte a 114.580 spettatori, El Pibe de Oro portò in vantaggio la sua Argentina sugli inglesi con quella che verrà per sempre ricordata come la mano di Dio. Quel 22 giugno, tra l’altro, cadeva di domenica e con il sole prossimo allo zenit, nello Stadio Azteca di Città del Messico, la Selección nacional de fútbol stava spianando la strada verso il suo secondo titolo mondiale, dopo quello del 1978 conquistato proprio in patria. I 165 centimetri di altezza della maglia numero 10 non sarebbero mai bastati per superare i 183 di Peter Shilton, storico portiere dell’Inghilterra. Bogdan Dočev, guardalinee bulgaro, tre anni prima di morire dichiarò in un’intervista di aver notato il fallo, ma che le regole di gioco di quegli anni permettevano ai guardalinee di riferire all’arbitro soltanto se interrogati dal medesimo, il giudice supremo della partita. L’arbitro tunisino Ali Bin Nasser, conosciuto anche come Ali Bennaceur, non ascoltò nessuno e pose il sigillo su quel mezzo miracolo.
Così come incredibile è la storia di Érimón Ó Néill. Secondo un’antica leggenda – e ce ne sono diverse – per conquistare quella che oggi conosciamo come l’Irlanda, dovette sfidare altri contendenti che pare fossero messi decisamente meglio di lui. Nonostante la sua barca fosse rimasta indietro, si racconta che riuscì ad arrivare ugualmente primo. La tradizione, infatti, vuole che Ó Néill abbia deciso di amputarsi la mano sinistra con un secco fendente per poterla lanciare a riva, con la destra, e rivendicare la conquista. Oggi, sulla bandiera della provincia dell’Ulster c’è una mano rossa e in molti sostengono sia proprio la mano di Ó Néill. La stessa mano insanguinata che compariva anche sulla bandiera dell’Irlanda del Nord, prima del 1972, quando venne soppiantata dalla cosiddetta Union Jack del Regno unito. La chiamavano la Ulster Banner, detta anche Red Hand Flag.
La mano rossa disegnata su diversi stemmi nord irlandesi, tuttavia, è la destra. Così come destra è la mano di Dio, con buona pace del Pibe de oro che da mancino non poteva fare altrimenti. La dextera Dei è un simbolo antico. Accomuna ebrei e cristiani, ma scavando a fondo nella storia si può trovare anche altrove. Destra è anche la mano tesa di Tommaso, detto Dìdimo. O almeno è quel che si vede nei dipinti che lo ritraggono. La Bibbia, su questo, non dà dettagli. Anzi. Non sappiano neanche se abbia davvero toccato Gesù. Ma la sua fama è solida tra gli increduli, di qualsiasi dubbio si tratti. Tommaso, dopo quei giorni, arrivò a predicare il vangelo fino in India, dove visse fino alla morte. Le sue spoglie, però, hanno continuato a viaggiare per arrivare fino a Ortona, più di mille anni dopo.
Per raggiungere un sogno, molti pensano sia sufficiente lanciare il cuore oltre l’ostacolo. In quel mezzogiorno di fuoco, a Città del Messico, o parecchi secoli prima, tra le onde insieme a Érimón Ó Néill, e infine nelle parole di san Tommaso, qualcosa ci dice di fare tutt’altro. Lasciate il cuore a posto, metteteci le mani.